lunedì 4 aprile 2016

Il collezionista di San Mauro: “Ho comprato un pezzo di Palmira non so come sia arrivato a Parigi”

Il collezionista di San Mauro: “Ho comprato un pezzo di Palmira non so come sia arrivato a Parigi”
Articolo originale da La Stampa
La lastra raffigura un Cesare su un triclinio con vicino un servo che gli versa il vino

Il reperto in mostra è una lastra di chiusura di una tomba


NOEMI PENNA
TORINO
Di Palmira abbiamo negli occhi le immagini della devastazione. Un’oasi nel deserto siriano, patrimonio mondiale dell’umanità, saccheggiato e distrutto dagli jihadisti del Califfato che hanno occupato l’antichissima città per dieci mesi. Uno scempio già accaduto nei siti archeologici di Hatra e Nimrud, in Iraq, dove con asce, picconi, bulldozer e kalashnikov sono stati distrutti reperti d’inestimabile valore. Ma uno di quei preziosi cimeli ora si trova più vicino che mai, a San Mauro, e da mercoledì lo si potrà anche ammirare in mostra a Palazzo Saluzzo di Paesana.  

IN ESPOSIZIONE  
Si tratta di una lastra di chiusura di una tomba di Palmira, probabilmente romana, risalente al terzo secolo dopo Cristo. Un bassorilievo con due figure incise: un Cesare su un triclinio, con accanto il suo giovane servo intento a versagli il vino . Un oggetto così pesante, e d’inestimabile valore, su cui aleggia un mistero: com’è arrivato in Europa? Quando e soprattutto con chi?  
Un enigma che affascina anche il suo attuale proprietario, il professor Maurizio Candiani, che lo ha acquistato a gennaio a Parigi, da una mercante d’arte di St-Germain-des-prés. «Una professionista seria che conosce bene i miei gusti e la mia passione per l’archeologia mediterranea. Mi ha chiamato per dirmi che era venuta in possesso di questo oggetto particolare, dagli Anni 60 appartenente ad una famiglia tedesca. Ho chiesto maggiori informazioni e documenti ma, purtroppo, non mi sono stati forniti. Come indizio ho solo il nome di una donna, la signora Rulhe di Berlino», racconta. La lastra in calcare duro ora è stata importata regolarmente in Italia e ha destato l’interesse anche della Soprintendenza dei beni archeologici, che ha avviato la procedura per dichiarare il reperto di Palmira un bene nazionale. 

APPASSIONATO  
Il professor Candiani è appassionato di archeologia «da sempre. Insegnavo diritto alle scuole medie e ho approfittato della prima finestra per andare in pensione – nel 1992, a 45 anni – per dedicarmi a tempo pieno alla mia galleria d’antichità», a San Mauro. Ma «la lastra di Palmira non è in vendita: fa parte della mia collezione privata e in questi primi mesi l’ho tenuta in salotto, a terra, sopra una coperta di velluto nero. Pur essendo grande solo 40 centimetri per 50 ci vanno due persone per spostarla».  
Lunedì sarà trasferita a Palazzo Saluzzo Paesana, dove verrà esposta al pubblico per la prima volta nella mostra «Antiche emozioni – Il passato guarda al futuro», organizzata dell’Associazione Piemontese Antiquari in collaborazione con Ascom. In esposizione, dal 7 al 10 aprile, ci saranno solo opere dal pedigree «molto particolare», come una banda cerimoniale copta del Secondo secolo di Marco Lombardo, sculture lignee bodhisattva di Ajassa e un’ancella in legno di Sicomoro di Saqqara di 2500 anni fa, anche questa di Candiani. Un tuffo nel passato per farsi avvolgere nel mistero e apprezzare uno dei pochi tesori rimasti di Palmira, da cui nelle ultime ore sono arrivate solo immagini di morte e distruzione.  


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